Allattamento al seno

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EleuaM
view post Posted on 28/2/2011, 16:03 by: EleuaM




Allattamento al seno

Allattare è un’arte che si apprende allattando e che si perfeziona gradualmente.
Non tutti i neonati si attaccano immediatamente al seno. Questo non significa che il bambino non stia bene, né che la mamma non sia capace di allattare. Occorre dare al bambino il tempo di imparare.
L’affiatamento della coppia “mamma-neonato” si realizza secondo tempi e e ritmi propri e dipende anche dall’intimità che si realizza tra madre e bambino. A volte la presenza di estranei può creare problemi.
Prima di attaccare il bambino al seno si devono lavare accuratamente le mani e si deve pulire la cute del seno con acqua (non occorrono disinfettanti).
Al termine della poppata si deve detergere di nuovo il seno per togliere ogni residuo di latte e asciugarlo molto bene per evitare la macerazione della pelle con la conseguente comparsa di ragadi.
La comodità della mamma durante l’allattamento è importante.
Non esiste una “posizione standard” per allattare, ma la “posizione” per quella mamma in quel momento (ad es. con il corpo del bambino sotto il braccio e lungo il fianco della mamma, oppure con la madre seduta ed il figlio posto di fronte al seno, ecc.). L’ importante è scegliere la posizione più comoda, cioè quella che consente il miglior rilassamento.

Come si porge il seno?

Mano a C col pollice appena sopra l’areola e le altre dita che sostengono la mammella. Il capezzolo deve sfiorare il centro del labbro inferiore (non i lati) in modo che il bambino apra bene la bocca e afferri saldamente non solo il capezzolo ma anche 2 o 3 cm di areola sopra e sotto. Se la posizione non è corretta, il bambino non dovrebbe avere difficoltà a respirare da naso (non occorre mantenere la posizione a “f0rbice”).
Variare la posizione del bambino rispetto al capezzolo nelle varie poppate è utile ad evitare traumi ripetuti nella stessa zona (potrebbero formarsi le ragadi).
Per produrre più latte è importante svuotare del tutto la mammella. Ciò è importante anche per dare al bambino un pasto equilibrato poichè la composizione del latte è diversa nella parte iniziale rispetto a quella finale. Infatti quest’ultima è più ricca in grassi e proteine e garantisce più sazietà.
I neonati che trovano latte in abbondaza possono succhiare alternativamente un pasto dal seno di destra e un pasto dal seno di sinistra.
Nel caso la madre desiderasse staccare il bimbo dal seno, deve mettere il dito mignolo nell’angolo della sua bocca, così da farla aprire, evitando bruschi strappi.
Pur essendo il latte materno, indiscutibilmente, il miglior alimento per il neonato, se la mamma decidesse di non allattare, nessuno ha il diritto di giudicarla o di farla sentire in colpa. Meglio una madre serena che porge il biberon con amore, che una madre ansiosa che offre il seno controvoglia.
In questo caso , come pure in caso di ipogalattia (produzione non sufficiente di latte) o nella possibilità di trasmissione di malattie, trova indicazione la somministrazione di latte in polvere che l’industria ha reso sempre più adeguato all’alimentazionedel neonato.
Anche se la mamma allatta con il biberon, è importante che vi sia un contatto “occhi-occhi” con il proprio bambino.

Problemi legati all'allattamento

• Ingorgo mammario: è comune nella prima settimana. In genere è causato da insufficiente suzione del bambino. Può essere necessario spremere il latte manualmente o con il tiralatte manuale o elettrico, e attaccare più spesso il bambino alla mammella congesta, eventualmente facendo precedere la poppata da un impacco caldo al seno
• Mastite: può essere causata da infezioni del capezzolo (in tal caso richiede cure antibiotiche) o da flusso retrogrado di latte con conseguente infiammazione. L’allattamento al seno in generale deve essere continuato per ridurre il rischio di ascessi (cosa che richiederebbe il drenaggio chirurgico)
• Insufficiente lattazione: l’incapacità totale di lattazione è molto rara (meno del 2% delle donne non hanno latte) mentre dal 5 al 10% delle donne non ha una produzione sufficiente di latte. Il più delle volte questo è dovuto a una tecnica scorretta 8posizione non ottimale del bambino) che comporta uno svuotamento non completo della mammella, cosa invece necessaria per mantenere alta la produzione di latte.
• Capezzoli rientranti: l’areola va compressa così da far protrudere al massimo il capezzolo prima di introdurlo nella bocca del bambino. A volte possono essere utili i paracapezzoli. Se il neonato non riesce a svuotare adeguatamente il seno, il latte va tolto con il tiralatte e poi somministrato con il biberon.
• Ragadi: lavare i capezzoli con acqua e asciugare bene. utilizzare meno possibile le coppette assorbilatte e, possibilmente, lasciare il seno scoperto per un po’ di tempo durante la giornata.

TIRALATTE

Il tiralatte è un apparecchio che consente, alla mamma che allatta al seno, di estrarre il latte dalla mammella per poi offrirlo al piccolo se non fosse possibile attaccarlo al seno. Di solito è un contenitore di plastica dotato di un piccolo imbuto (o coppa per il seno) da fare aderire all’areola e tramite l’attivazione di un sistema a pompa che esercita una pressione che stimola l’estroflessione del capezzolo e la fuoriuscita di latte.
Questo meccanismo è simile a quello indotto dalla suzione del bambino, indispensabile per mantenere attiva la produzione di latte da parte della ghiandola mammaria. Il ricorso al tiralatte, quindi, permette di continuare ad alimentare il piccolo con il latte materno anche quando non si è in grado di offrirgli il seno, con tutti i vantaggi che questa pratica assicura alla sua salute e al suo benessere.

Situazioni in cui si ricorre all’uso del tiralatte :

- nascita prematura del bambino, in quanto di solito i bambini nati prima della 37 settimana non hanno la forza per attaccarsi al capezzolo e succhiare in modo adeguato, oppure non lo fanno per il tempo necessario ad assicurarsi la quantità di latte sufficiente. Ecco perché nella maggior parte dei casi gli si offre il biberon con latte estratto dal seno tramite il tiralatte;
- disturbi al seno che possono rendere difficoltoso l’allattamento e di conseguenza l’attaccamento del bambino al seno;
- rientro al lavoro prima del termine dell’allattamento, se la mamma ricomincia a lavorare mentre allatta ancora il piccolo al seno, non potendo essere presente per tutte le poppate, può utilizzare il tiralatte per creare scorte da dare al piccolo con il biberon mentre lei è fuori casa.

Ma come si conserva il latte?

Il latte estratto con il tiralatte mantiene inalterate le sue proprietà nutritive:
- 6/8 ore a temperatura ambiente sotto i 25°
- nel frigorifero a 4° fino a 5 giorni (usare la parte posteriore dei ripiani, evitare lo scomparto dello sportello poiché la continua apertura sottopone il latte stesso a un più elevato sbalzo termico);
- per 2-3 mesi se viene conservato nel freezer applicando ai contenitori delle etichette che riportino la data. Quando, però, il latte viene scongelato, l’eventuale “avanzato” non può più essere ricongelato, esattamente come per gli altri alimenti.

In commercio esistono appositi recipienti sterilizzati o pratiche bustine in plastica richiudibili ermeticamente da 60/120 grammi che, nel caso si utilizzi il freezer, non vanno mai riempiti del tutto perché congelandosi il latte aumenta di volume.
Si può mettere insieme il latte tirato durante le 24 ore e raccolto all'interno dello stesso biberon, avendo cura di conservare il contenitore in frigo tra una raccolta e l'altra.
Lo scongelamento deve avvenire in maniera graduale, in frigo se si utilizza entro le 24 ore, a bagnomaria se si utilizza entro un'ora. Non usare mai il microonde che ne altera le proprietà.
Dopo lo scongelamento il latte materno non può più essere congelato.

Dunque se la neomamma decide di acquistare un tiralatte può rivolgersi in farmacia o nei negozi specializzati e scegliere tra due principali tipologie:
- tiralatte manuali che si distinguono tra modelli “a pompetta”, dotati di una leva da azionare a mano che schiacciata ripetutamente stimola l’estrazione, e modelli “a siringa” che funzionano grazie all’effetto aspirante prodotto tirando su e giù la parte bassa del contenitore;
- tiralatte elettrici tra cui sono disponibili sia modelli portatili a batteria, piccoli, maneggevoli e particolarmente indicati per gli spostamenti, sia modelli di grandi dimensioni simili a quelli utilizzati nei reparti maternità degli ospedali. Questi ultimi sono consigliati quando si devono estrarre grosse quantità di latte (per esempio se la neomamma ha avuto dei gemelli).


Alimentazione mista: latte materno + latte liquido.

Come regolarsi per le quantità? Quante poppate, quanti biberon che tempo di poppata, che quantità nel biberon. E quando alla poppata segue immediatamente il biberon?

L’alimentazione mista è un problema di difficile generalizzazione in quanto, in alcuni casi, spesso non è necessaria ed in altri la quota di latte materno è talmente irrisoria che mista lo è solo in minima parte ed il bambino è come se fosse allattato solo al biberon. Essendo la gestione di questa alimentazione affidata quasi esclusivamente ai genitori, le regole debbono essere le più semplici e comprensibili possibili senza rendere il loro compito complicato.
La quantità totale di latte (materno + liquido) che il bambino deve prendere in una giornata deve essere orientativamente calcolato in base al peso del bambino, secondo la seguente tabella:

Se pesa (gr.) deve mangiare al giorno numero di pasti
3500 gr 600-650 di latte 100-110 x 6 volte al giorno
4000 gr 650-700 di latte 110-120 x 6 volte al giorno
4500 gr 700-750 di latte 120-130 x 6 volte al giorno
5000 gr 750-800 di latte 130-150 x 5-6 volte al giorno

Queste cifre debbono essere orientative e, se il bambino prende un po’ meno alimento ma cresce a sufficienza, non va forzato; così pure se dimostra di volerne di più non va limitato eccessivamente. In genere sarebbe opportuno registrare, per 3-4 giorni, le quantità di latte materno assunto (non è facile ma ci si deve provare) per regolarsi su quanto latte liquido andrebbe aggiunto e preparare dei biberon già pronti per i due o tre pasti successivi.
Si può vedere che, in alcuni casi ed in alcuni orari, il latte materno è quasi sufficiente, in altri necessita di un supplemento non esagerato e in altri cospicuo.
Facciamo l’esempio di un bambino che deve prendere, in base al suo peso, 120 gr di latte x 6 volte al giorno; la mamma sperimenta che al mattino, al seno, il bambino ha preso 110 grammi, poi al 2 e 3 pasto ne ha presi 90, al 4 e 5 ne ha presi 60 ed al 6 ne ha presi solo 40 con molta fatica e in 40 minuti. Possiamo dire che il pasto da 110 gr è sufficiente e, se il neonato è soddisfatto, non è necessario nessun supplemento. Ai pasti di 90 sarebbe necessario un supplemento di 30 grammi ma sarà bene darne un po’ di più (40 per esempio) e lasciar scegliere al bambino. Ai pasti di 60 il supplemento dovrebbe essere di 60 grammi (60 materno + 60 liquido = 120). Il pasto della sera di 40 grammi è molto scarso e in questo caso, se la cosa si verifica con puntualità, alla stessa ora e con le stesse cifre, può essere deciso di non attaccare per niente al seno il bambino perché spesso fatica eccessivamente e potrebbe essere stanco dopo la poppata e non prendere il supplemento.
Il problema principale è proprio questo nell’allattamento misto. Il latte materno viene stimolato dalla suzione del bambino e più il bambino.. e più la mamma produce latte: quindi, prima di prendere la decisione di far saltare una poppata al seno, debbono esserci motivi fondati. Infatti il latte materno, oltre al fattore nutritivo, ha il gran pregio di essere un latte "vivo" con fattori protettivi esclusivi di questo alimento (anticorpi, cellule ed altri elementi) per cui anche le piccole quantità hanno un valore importante.
Dall’altra parte c’è il fatto che, se la mamma non ha latte, il bambino, impegnato per 30-45 minuti e oltre in una poppata (magari per prendere 40 grammi al posto di 120), alla fine è spossato e si addormenta per poi risvegliarsi dopo un paio di ore con molta fame e molta stanchezza. Allora all’inizio prevale la fame e prende 60 grammi di latte e poi prevale la stanchezza e si ferma ai 60-80, per poi creare le premesse per un successivo risveglio precoce e così via. Quindi, come regola principale, è consigliabile tenere impegnato il bambino non più di 20 minuti al seno e dare il supplemento relativo, evitando quegli inutili pasti di 45 minuti al seno per ottenere 50 grammi invece di 40.

Regole generali:

-valutare bene la situazione prima di sospendere una poppata: a volte i genitori credono che se il bambino salta una poppata al pasto successivo ne troverà di più e sbagliano. Io sono solito ripetere loro che il seno materno è diverso dal conto in banca e più si fanno prelievi e più il latte aumenta… diversamente dal conto in banca;
-non tenere attaccato al seno più di una ventina di minuti ed evitare quei pasti interminabili dove il neonato fatica il doppio ed ottiene pochissimo latte;
-per le quantità regolarsi con le cifre orientative di sopra, ma far partecipare il bambino alla scelta delle quantità e non lesinare quei 50-100 grammi giornalieri di più, se li prende volentieri;
-il problema degli orari che fa impazzire i genitori (spesso per colpa di noi pediatri) si pu risolvere dicendo che il neonato nasce senza l’orologio, ma con il senso della fame e quindi adattiamoci al questo senso primordiale più importante ed aspettiamo prima di fargli timbrare il cartellino già da neonato.
-Quindi se ha fame non fatelo piangere due ore perché il pediatra ha scritto sul cartellino che alle ore tot etc. etc. e tantomeno non interponete troppo tempo (una pesata rapida) tra seno e biberon.

I casi più tipici di "falso poco latte":

• Qualità del latte: non esistono il latte poco nutriente, il latte leggero, il latte poco sostanzioso, il latte troppo pesante, il latte cattivo, il latte che è acqua (o meglio, il latte è fatto da acqua quasi al 90% ma è normale che sia così).
• Doppia pesata: la vecchia abitudine di pesare il bambino prima e dopo la poppata per capire quanto latte ha preso, a volte non serve a nulla. Anzi, potrebbe infastidire il bambino, e soprattutto ricavereste un dato inutile. La composizione del latte materno varia all’interno della poppata, nell’arco della giornata e con il passare dei mesi. Inoltre ogni individuo ha un metabolismo diverso, quindi ognuno ha bisogno di diverse quantità di cibo. Quindi sapere che il vostro bambino ha preso 70 grammi di latte non vi dice nulla, non potete sapere se è "tanto" o è "poco". L’unica cosa che conta è il risultato del latte ingerito, cioè vedere se il bambino cresce e sta bene.
• Ereditarietà: se vostra mamma, sorella, zia o cugina avevano poco latte, non significa che voi avrete poco latte.
• Caratteristiche fisiche della mamma: La dimensione del seno non c’entra con la produzione di latte. La ghiandola che secerne il latte è molto piccola in tutti i seni, il seno grande tanto apprezzato… è solo un seno più grasso! Allo stesso modo non c’entrano la costituzione fisica, il colore degli occhi, dei capelli, il numero di scarpe ecc.
• Caratteristiche fisiche del bambino: si sente dire in giro tutto e il contrario di tutto. Se il bambino è di costituzione piccola, si pensa che il latte della mamma non nutra abbastanza e che quindi serva "altro". Se il bambino è di taglia grande, allora ti raccontano che il tuo latte non riesce a sfamarlo proprio per la sua costituzione. Indipendentemente dalla taglia del vostro bimbo, il latte di mamma va sempre bene. Se è un "grandone" che ha bisogno di mangiare molto, popperà di più. Se è uno "scricciolo" che ha bisogno di mangiare meno, popperà di meno.
• Seno morbido: È normale che dopo i primi tempi in cui il seno è più pesante e duro, il vostro seno torni più soffice. Non vuol dire che c’è meno latte. Vuol dire che la vostra produzione di latte si è calibrata sulle esigenze del vostro bambino quindi non avete più dei picchi di produzione che vi indurivano il seno. Per lo stesso motivo, con il passare del tempo si dovrebbe smettere di sgocciolare latte o di avvertire delle specie di fitte o formicolii al seno.
• Montata lattea: alcune mamme dicono di non avere avuto la montata lattea. A volte è travisato il significato di montata lattea. "Montata lattea" significa solo che dal colostro prodotto dal seno i primi giorni (si tratta di poche gocce dense e gialline) si passa a produrre il latte (un liquido più abbondante che i primi tempi è bianco-giallino e poi diventa bianco-acquoso). Invece alcuni pensano che "avere la montata lattea" significhi ritrovarsi con i seni "esplosivi", dolenti, caldi: questo è un ingorgo mammario o quasi, che effettivamente spesso si verifica in concomitanza con la montata lattea, ma è un’altra cosa ed è una situazione che sarebbe meglio evitare!
• Scatti di crescita: La maggior parte dei bambini poppa a intervalli irregolari durante la giornata, inoltre non è detto che con il tempo i bambini allunghino questi intervalli o può darsi che lo facciano e poi per un periodo poppino più spesso di prima (specialmente di notte!). E’ normale: i bambini crescono in maniera irregolare, per cui in alcuni periodi sono più affamati (capita anche a noi anche se non dobbiamo più crescere). Quindi se il vostro bambino chiede il seno più spesso di prima non significa che il vostro latte sia poco o poco nutriente, significa solo che ha più fame dei giorni precedenti: dategli il seno, lui popperà di più e la produzione di latte aumenterà.
• Durata: Può essere che con il tempo le poppate diventino più veloci, cioè durino meno tempo. Non significa che ci sia meno latte da tirare fuori, vuol dire solo che il bambino, crescendo, ha una forza maggiore, quindi ci mette meno tempo ad estrarre il latte.
• Poco latte a orari: Molte mamme sentono di avere meno latte alla sera. Osservano che il bambino non vuole stare attaccato al seno oppure si attacca e si stacca. Di sera noi mamme siamo più nervose: siamo stanche, stare tutto il giorno con il bambino è pesante. Anche il bambino è più nervoso: anche se non ci sembra, magari per lui quella è stata una giornata molto stimolante ed è troppo "carico". Questo diventa un circolo vizioso: il bambino magari ha fame ma è così stanco che non vuole mangiare, noi già siamo stanche e questo comportamento ci innervosisce ancora di più. Il poco latte qui non c’entra, servono tante coccole e pazienza (sia per il bambino che per la mamma).
• Tiralatte: Se provate a usare il tiralatte o a spremervi il latte con le mani ed esce poco latte o forse non ne esce proprio, non vuol dire che abbiate poco latte. Tecnicamente, il tiralatte e la spremitura sono due sistemi meno efficaci per estrarre il latte rispetto alla bocca del bambino. Inoltre il fatto che con questo sistema possiate vedere la quantità di latte, fa sì che vi sentiate "sotto esame", aumentando ansia e stress. Questo inibisce la produzione di ossitocina, un ormone che attraverso micro contrazioni al seno permette la fuoriuscita del latte, per cui il latte c’è ma non esce.
• Latte che sparisce: Allo stesso modo, a volte si sente dire che a seguito di forti emozioni o situazioni stressanti "è sparito il latte". La produzione di latte dipende solo dalla stimolazione del seno, quindi il latte c’è. Può essere invece che per lo stesso motivo di prima il latte non esca. Cercare per quanto possibile di rilassarsi è l’unico rimedio.

I casi di "vero poco latte" il più delle volte sono risolvibili, spesso con semplici accorgimenti.

 
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